Spazi che parlano: l’architettura come linguaggio dell’emozione
Arch. Massimo Pica Ciamarra
Chi progetta è costantemente a contatto con due tipi di materiali: i “materiali della costruzione” e i “materiali dell’architettura”. I primi, che seguono le regole della geometria euclidea, si adattano alla funzione e alla struttura fisica di un edificio. I secondi, invece, obbediscono a principi topologici e sono spesso immateriali. Non si tratta di un gioco di parole: i materiali con cui costruiamo non sono solo quelli fisici, ma anche quelli che suscitano emozioni e interazioni più sottili.
Questi materiali immateriali possono evocare sensazioni specifiche e influire profondamente sul nostro benessere psicologico. Come ricorda il titolo di un saggio di filosofia morale, l’influenza di elementi come l’odore di un cornetto caldo può persino arricchire la bontà umana, al di là della sua sostanza fisica. In un certo senso, l’ambiente architettonico svolge un ruolo simile: non sono solo i materiali che formano un edificio a essere importante, ma come questi materiali interagiscono tra loro per suscitare emozioni.
Prendiamo ad esempio una partita a scacchi: ogni pezzo ha un valore intrinseco, ma questo valore è significativamente influenzato dalle posizioni e dalle relazioni che si stabiliscono durante il gioco. Allo stesso modo, le emozioni non derivano solo dall'incrocio dei materiali fisici, ma dall'armonia tra luce, ombre, colori, trasparenze e dai suoni che si riflettono e si diffondono negli spazi. Gli elementi come l’acqua, il cielo, la vegetazione e persino i materiali minerali, sono tutti intrecciati nel generare un “ambiente di vita” che non solo soddisfi funzioni pratiche, ma susciti anche risposte emotive profonde.
Le caratteristiche di questi materiali, non solo visive, possono evocare memorie o sentimenti. A volte, anche materiali del mondo minerale, che sembrano immutabili, possono modificarsi nel tempo, assumendo posizioni diverse nello spazio, creando connessioni o separazioni tra gli ambienti. La materia, inoltre, risente del trascorrere del tempo: non sempre si deteriora, ma può acquisire patine che la rendono più affascinante, più capace di attrarre e di raccontare storie.
Le neuroscienze e altre discipline scientifiche stanno dimostrando sempre più come l'ambiente influisca su ogni forma di vita, in particolare sull'uomo, influenzandolo fin dalla nascita e per tutta la durata della sua esistenza. La qualità dell’habitat - composta da suoni, odori, condizioni termiche, qualità dell’aria e le interazioni tra i materiali - ha un impatto profondo sul nostro benessere fisico e psicologico. Questo effetto si estende non solo all’individuo, ma anche alle comunità, in tutte le loro forme.
Nel corso della vita, ciascuno di noi transita da un ambiente all’altro. Alcuni di questi ambienti sono quelli della casa, che può essere soggetta a continui cambiamenti. Se nella società contadina la casa restava pressoché invariata, oggi, soprattutto in Paesi come l'Italia, si cambia residenza in media 5 o 6 volte nella vita. Fin dal grembo materno, i suoni, i materiali e gli spazi in cui viviamo influenzano la nostra esistenza, determinandone durata e qualità. Questi effetti non sono casuali, ma dipendono dalle sapienti scelte architettoniche, dalla cultura, dall’educazione e dalla conoscenza che portiamo con noi.
L'architettura, dunque, non è solo una questione di costruzione materiale, ma di creare ambienti che favoriscano il benessere umano, che rispondano ai bisogni psicologici ed emotivi di chi li abita. In questo senso, l'architettura diventa una disciplina che plasma la vita, migliorando la qualità dell'esperienza umana attraverso la sensibilità nei confronti dei materiali e dei loro effetti.