La percezione sensoriale dell'architettura attraverso la sua materialità
Pablo Camarasa
Passando dal generale allo specifico, la percezione sensoriale dell'architettura può essere analizzata alle sue diverse scale. Come afferma giustamente Alvaro Siza, la sensibilità verso l'ambiente non è un attributo isolato; è intrinsecamente legata alla nostra capacità di imparare dagli altri e dalla nostra storia, a ciò che proviamo quando vediamo e visitiamo un progetto o un altro. Nel suo libro X-Ray Architecture, Beatriz Colomina utilizza la metafora dei raggi X per indagare come l'architettura non si presenti solo attraverso lo sguardo superficiale, ma anche attraverso i suoi strati più profondi. L'autrice analizza come l'architettura influenzi la nostra percezione di ciò che vediamo, come influenzi la nostra comprensione dello spazio e della forma e come i mezzi di rappresentazione ci permettano di leggere l'architettura in modo sensoriale più intenso o “interno”. Sulla stessa linea, ma concentrandosi sulla scala dei materiali, Juhani Pallasmaa condivide le sue riflessioni in The eyes of the skin (Gli occhi della pelle), sostenendo che l'architettura non dovrebbe essere incentrata esclusivamente sull'aspetto visivo, come avviene tradizionalmente, ma deve considerare tutti i sensi, che influenzano profondamente la nostra esperienza spaziale.
Pallasmaa sostiene che i materiali hanno una capacità intrinseca di generare sensazioni che vanno al di là di quelle visive. Per lui, la consistenza, il peso, la temperatura e il suono dei materiali possono attivare altri sensi, creando un rapporto più ricco e complesso con lo spazio. Per esempio, un muro di pietra può sembrare freddo al tatto ed evocare un senso di solidità e permanenza, mentre una superficie di legno può essere percepita come più calda e organica, invitando a un rapporto più tattile ed emotivo. Questa idea è condivisa da Peter Zumthor, che la esprime anche nel suo libro Thinking architecture, sostenendo che l'architettura non deve essere intesa solo da una prospettiva visiva, ma come un'esperienza totale che coinvolge l'intero corpo. In questo senso, i materiali hanno una capacità unica di influenzare la nostra percezione sensoriale e Zumthor invita gli architetti a concentrarsi su come i materiali possano risuonare emotivamente con gli utenti. Per lui, l'architettura deve essere qualcosa che si sente, non solo qualcosa che si vede.
In particolare, già il poeta Rainer Maria Rilke sosteneva l'anima dei materiali. Lo stesso Zumthor sostiene che i materiali dovrebbero essere scelti per la loro capacità di generare sensazioni tattili, acustiche, termiche e persino olfattive. Secondo Zumthor, i materiali dovrebbero essere in grado di parlare al corpo in modo intimo, permettendo allo spazio di diventare un'esperienza profonda e coinvolgente. Per esempio, il cemento, il legno, la pietra o l'acciaio non sono solo elementi strutturali, ma hanno texture, temperature e risonanze che influenzano il modo in cui abitiamo lo spazio.
Come studio di architettura, poniamo anche un'enfasi significativa sulla materialità dei nostri progetti e sul loro carattere sensoriale. Crediamo che la bellezza in architettura non debba essere una qualità superficiale, ma efficace, in grado di svolgere una funzione estetica e di migliorare al contempo la vita degli utenti. Il nostro approccio alla materialità è radicato nell'idea che il rapporto tra le persone e l'ambiente costruito vada oltre la semplice percezione visiva. La tattilità dei materiali, la loro capacità di evocare il calore o il freddo, la morbidezza o la durezza, il silenzio o il suono, gioca un ruolo fondamentale nel plasmare la nostra esperienza dello spazio.
L'architettura non è solo un'esperienza visiva, ma multisensoriale. Come architetti, dobbiamo continuare a esplorare e perfezionare il nostro approccio alla materialità, assicurandoci che i nostri progetti contribuiscano a un'esperienza coinvolgente per tutti coloro che li incontrano.